Women in Export, internazionalizzazione rosa
Women in Export è un’ecosistema lanciato da SACE Education lo scorso dicembre con la partecipazione di Elena Bonetti, Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, per connettere le professionalità femminili che si occupano di export e internazionalizzazione in Italia. I suoi obiettivi primari sono di dare vita a collaborazioni intersettoriali e fornire alle professioniste competenze STEM al fine di innescare un processo di emancipazione professionale per le donne. Women in Export nasce dalla consapevolezza che la riduzione delle differenze di genere in ambito professionale può dispiegare una serie di benefici per il Made in Italy, andando ad aumentare il potenziale attrattivo delle eccellenze italiane.
Come dichiarato dall’ex Ministro della Giustizia Paola Severino nell’incontro di lancio di Women in Export, “Secondo gli ultimi dati diffusi da Banca d’Italia infatti, se l’occupazione femminile, che si attesta oggi al 49%, arrivasse al 60%, il Pil crescerebbe di 7 punti all’anno. L’iniziativa di oggi rappresenta l’avvio di una nuova alleanza che parte dagli atenei e arriva fino alle aziende e ai governi delle principali economie mondiali, per un impegno comune ad investire sulle competenze delle donne e farle crescere nei ruoli di leadership”. Con Women in Export SACE punta, infatti, a valorizzare i talenti femminili per sostenere lo sviluppo di imprese femminili che puntino ai mercati internazionali.
Women in Export un “luogo” di condivisione e crescita
Women in Export è un luogo in cui riunirsi per condividere best practices e scoprire opportunità di formazione dedicato a professioniste provenienti dal mondo delle imprese, delle istituzioni e dell’associazionismo. In particolare, l’iniziativa predilige il metodo peer-to-peer nella trasmissione non solo di conoscenze ma anche di modelli di carriera, come meccanismo di equiparazione del lettore e degli ascoltatori.
Molte sono state le attività svoltesi a partire da dicembre 2021, da sessioni formative online e in presenza, a momenti di networking specialistico, da sessioni one-to-one con esperti SACE a percorsi di crescita manageriale e mentoring. Tra le tematiche affrontate ha spiccato il PNRR, un’occasione irripetibile per sviluppare le competenze digitali necessarie al rilancio del Sistema Paese e, allo stesso tempo, per rafforzare l’empowerment femminile e combattere le disparità di genere, molto accentuate in ambito internazionalizzazione.
Ultimo appuntamento in calendario il 10 marzo: “Transizione ecologica: green jobs e formazione manageriale“.
Internazionalizzazione, questione di genere in grande cambiamento
Secondo uno studio condotto dal Chief Economist team della Commissione Europea nel 2014, l’Italia occupa il secondo posto in Europa per numero di donne professioniste in funzioni relative all’export con il 33%. Sebbene questo dato sia rimasto immutato, indica una generale tendenza relativa all’intera Unione Europea.
Diventa evidente che il gap sostanziale tra donne e uomini nell’occupazione in settori orientati all’export sia guidato da fattori che determinano il livello di partecipazione femminile al mercato del lavoro intersettoriale. Quindi è necessario anche guardare al grado di apertura all’export dei settori in cui le donne sono più impiegate. Come mostrato nello studio esiste una correlazione negativa tra la quota di esportazioni e il grado di partecipazione femminile nella forza lavoro di un dato settore. In breve, le donne sono meno impiegate nei settori indirizzati alle esportazioni, quali le industrie di servizi.
Nel 2014, le quote rosa nell’impiego totale erano al di sopra del 70% in settori come formazione, salute e lavori sociali. Inoltre, sempre nello stesso periodo, il 46% dell’impiego femminile nell’UE risultava concentrato in settori a bassa esposizione al commercio internazionale. Questa concentrazione costituisce una costante, dato che nel 2008 la percentuale si attestava al 43%. .
Women in Export traccia la propria rotta su questi dati, nonché su quelli a riguardo delle competenze digitali. Secondo l’Indice dell’economia e della società digitale, benché in tutta l’Unione Europea il business mismatch in questo genere di competenze sia ancora significativo, è l’Italia il Paese sul gradino più basso del podio nella classifica 2021. In questo senso il PNRR rappresenta un’opportunità enorme per azzerare il digital gender gap attraverso politiche integrate e sinergie volte a promuovere lo sviluppo di competenze STEM e tecnologiche che favoriscano l’integrazione femminile in un mercato del lavoro sempre più hi-tech e competitivo.
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