Il Dragone cinese continua a far paura nelle ultime settimane, dopo le recenti operazioni di svalutazione dello yuan. Dalla metà di agosto il governo cinese ha infatti portato la propria moneta nazionale a un valore pari al 5% in meno rispetto alla partenza, portando il cambio con il dollaro a 6,4 yuan contro il vecchio valore di circa 6,11.
Le Borse asiatiche hanno reagito molto male, contagiando in parte anche quelle europee in un contraccolpo negativo. Ma è davvero una situazione così preoccupante? Gli analisti sono incerti. Il tasso di cambio dello yuan è da sempre sotto stretto controllo governativo, ma il premier cinese Xi Jinping ha garantito che non saranno prese altre misure di questa portata. Dopo il temuto rischio di bolla speculativa, i mercati e i governi seguono con attenzione quanto accade in un Paese che continua comunque a crescere, e che si prevede possa diventare addirittura la prima potenza mondiale in assoluto nell’arco di 8-10 anni.
I provvedimenti del governo cinese vanno in una direzione ben precisa: arrestare il recente trend negativo dell’export, -8,6%, rendendo nuovamente più conveniente per gli attori economici internazionali acquistare beni prodotti all’interno del Dragone. Nonostante il rischio di contrazione della domanda interna, dunque, se accompagnati dai necessari aggiustamenti, la decisa svalutazione dello yuan può avere senza dubbio ripercussioni positive. Da una parte l’affidabilità della Cina (a tutt’oggi valutata con la tripla A dalle principali agenzie di rating) rende estremamente appetibile l’acquisto di obbligazioni statali, dall’altra si lancia un messaggio ben preciso: pur mantenendo un certo controllo governativo, lo yuan non si limita a rivalutarsi in continuazione.
Un altro dei timori diffusi, quello di una nuova “guerra di valute”, potrebbe a sua volta tradursi in opportunità, se le altre principali potenze decidessero concorrentemente di svalutare la propria moneta, iniettando quindi nuovi capitali che potrebbero contribuire a risollevare anche l’economia reale.
Per un Paese nel quale le esportazioni sono un pilastro fondamentale, comunque, queste ultime svalutazioni potrebbero senz’altro dare una fondamentale nuova linfa.