Il caffè made in Italy, uno dei prodotti agroalimentari a cui difficilmente un italiano sarebbe disposto a rinunciare (solo il 3% degli italiani non ha l’abitudine di consumare questa bevanda) continua la sua ascesa a livello mondiale posizionandosi al terzo posto, dopo Svizzera e Germania, tra i caffè più esportati e apprezzati al mondo.
Il caffè nel panorama mondiale
La filiera del caffè ha origine nei paesi dell’emisfero sud: il Brasile con una quota del 27,6%, Colombia 13,9% e Vietnam 9,9% si attestano come i maggiori produttori mondiali di green coffee. Spostandosi verso l’emisfero nord, la produzione diminuisce a vantaggio del consumo di questa bevanda. Secondo l’International Coffee Organization i Paesi a cui spetta il titolo di maggiori consumatori di caffè a livello pro capite sono, sorprendentemente, Finlandia, Norvegia e Danimarca.
Il commercio mondiale del caffè torrefatto ha raggiunto nel 2021 un valore di oltre 12 miliardi di euro, con un prezzo medio di vendita pari a 7.56 € al Kg. Il mercato del caffè sta vivendo a partire dai primi anni 2000 un periodo di crescita costante. Nello specifico, tra il 2001 e il 2008 il tasso di crescita medio annuo è stato pari a +9.4% mentre nel periodo 2009-2021 +9.2%. (Fonte: exportplanning)
A livello mondiale, i Paesi che nel 2021 occupano il podio dei maggiori importatori di caffè sono la Francia al primo posto con un totale di oltre 2 miliardi di euro, seguono gli Stati Uniti con oltre un miliardo e mezzo e la Germania con 717 milioni. Nella classifica maggiori esportatori abbiamo in pole position la Svizzera con oltre 3 miliardi di esportazioni, la Germania con 1 miliardo e 900 mila euro, in terza posizione l’Italia con oltre 1 miliardo e mezzo di euro.
Caffè italiano nel mondo
Il caffè italiano è apprezzato sempre di più in tutto il mondo, nel 2021 le esportazioni hanno raggiunto un valore di oltre 1 miliardo e mezzo di euro registrando un trend in crescita del +16% rispetto al 2020 e del +12% rispetto al 2019. L’Unione Europea rimane la principale area di destinazione assorbendo oltre il 60% delle esportazioni italiane.
In base ai dati ISTAT del 2021 i Paesi UE che importano maggior caffè made in Italy sono: la Germania con oltre 260 milioni di euro di caffè acquistato dal Bel Paese, poi la Francia con quasi 160 milioni, la Polonia con oltre 90 milioni e la Grecia con 85 milioni.
Passando al panorama extra UE, le mete più importanti per il caffè Italiano sono: Gli Stati Uniti che nel 2021 ne hanno importato per un totale di oltre 100 milioni, la Russia con 80 milioni il Regno Unito con 62 milioni.
Discorso a parte merita la posizione dell’Asia, continente da sempre dedito al consumo del the, negli ultimi anni sta apprezzando sempre di più la bevanda nera. Nonostante sia un polo importante per la produzione di caffè il continente non è mai stato un grande consumatore, anche se qualcosa ultimamente sta cambiando. Secondo i dati forniti da ICO (International Coffee Organization), il consumo di caffè in Asia è cresciuto dell’1,5% negli ultimi cinque anni. Le motivazioni sono molteplici, da un lato i lunghi viaggi di giovani studenti in occidente contribuiscono a far conoscere le abitudini occidentali, dall’altro la classe media asiatica, in costante aumento, inizia ad apprezzare i trend occidentali come vino e caffè. Il caffè inizia a far breccia nel cuore degli asiatici e le grandi catene in franchising non hanno lasciato sfuggirsi questa occasione, Starbucks in Cina ha aperto 5400 store in 200 città e lo stesso ha fatto Costa Caffe aprendo 450 punti vendita. Le esportazioni di caffè italiano in Asia seguono questo trend in crescita. Nel 2021 la Corea del sud ha importato 36 milioni e mezzo di euro di caffe torrefatto italiano registrando un incremento del +75% rispetto al 2019 la Cina ne ha importato 23 milioni e mezzo, +24% rispetto al 2019, il Giappone segue lo stesso trend di crescita della Cina, nel 2021 ha importato dall’Italia caffè per un valore di 7 milioni e mezzo.
Implicazioni della situazione geopolitica sulla filiera del caffè
La delicata situazione geopolitica mondiale sta inevitabilmente avendo ripercussioni sulle intere filiere produttive mondiali inclusa quella del caffè. I continui lockdown in Cina con contestuale blocco delle operazioni portuali di carico e scarico e la crisi Russo-Ucraina, stanno mettendo a dura prova il commercio internazionale con aumenti dei prezzi di materie prime e noli di container. Anche se il commercio di generi alimentari non è incluso nelle sanzioni imposte alla Russia, le difficoltà nell’elaborazione dei pagamenti degli importatori russi e le preoccupazioni per la sicurezza delle navi nel Mar Nero hanno ridotto drasticamente le spedizioni di caffè e altre merci nel Paese. Se si considera che Russia ed Ucraina consumano rispettivamente circa 4,3 e 1,4 milioni di sacchi di caffè e, complessivamente, pesano per il 3,5% della domanda globale di caffè si può intuire l’enorme portata di questa situazione. Oltre al calo dei consumi in questi due paesi, vi sono preoccupazioni su come il conflitto possa incidere sulla domanda di caffè in Europa, poiché la pressione inflazionistica, alimentata dal conflitto stesso, potrebbe limitare il consumo di caffè nel Vecchio continente.
In termini di export il problema maggiore, negli ultimi mesi, è rappresentato dall’aumento dei costi di trasporto unito alla scarsa disponibilità di container ed all’annullamento di numerose prenotazioni, un mix di fattori che rappresenta una enorme sfida per l’intera filiera del caffè. “In alternativa alcune spedizioni sono state effettuate in modalità ‘break bulk’ per sopperire alla mancanza di container, tuttavia non è la modalità ideale per esportare caffè. Nonostante il recente miglioramento, le strozzature logistiche continuano a rappresentare un problema; nei primi due mesi del 2022, il Brasile ha esportato 6,8 milioni di sacchi, in calo del 10,6% rispetto allo stesso periodo del 2021 e, secondo l’indice WCI, i costi di trasporto a mezzo container si attestavano ad 8,04 dollari per container nella giornata del 7 aprile: si tratta di un calo del 12,4% su base mensile e questo è positivo, tuttavia il costo è superiore del 64% rispetto ad aprile 2021 e tutto indica che i problemi logistici persisteranno per tutto il 2022”. (Fonte: commoditiestrading da un’intervista a Guilherme Morya analista economico esperto di settore)
Quali opportunità per il caffè italiano?
Da tenere sicuramente sotto osservazione sono tutte le tendenze legate al settore che spopolano sui social, primo tra tutti TikTok, il social dei Gen Z, che è di fatto un potente strumento di influenza verso le generazioni più giovani. Alcuni esempi di queste tendenze che si possono trasformare in opportunità per le aziende che riescono a coglierle al volo sono il Dalgona Coffee e il Proffee.
Il caffè Dalgona, tendenza nata durante il periodo di distanziamento sociale in Corea del Sud è una bevanda ottenuta montando parti uguali di caffè istantaneo in polvere, zucchero e acqua calda fino a renderla cremosa e poi aggiungendola al latte freddo o caldo. Anche il Proffee, caffè proteico, acronimo delle parole “protein” e “coffee” diventato virale tramite video su TikTok, non è altro che una specie di cappuccino ma con due differenze: la prima è che al caffè espresso o caffè americano si aggiunge al posto del latte, un frullato proteico a scelta, la seconda è che si tratta di una bevanda fredda in quanto viene preparato in una tazza in cui si aggiungono dei cubetti di ghiaccio.
I canali di vendita digitale si stanno rivelando sempre più profittevoli anche per il caffè. In Italia il tasso di crescita delle vendite ha toccato punte del 50% nel 2020, secondo quanto riportato da Comunicaffè. Cifre impossibili da sottovalutare e che dovrebbero spingere sempre più imprese verso strategie multicanale ben progettate. I canali online dovranno essere sviluppati di pari passo con quelli tradizionali, individuare i giusti partner per costruire una rete distributiva ampia e strutturata rimane imperativo soprattutto all’interno di quei mercati esteri di cui abbiamo parlato che hanno costituito il vero volano di crescita per il caffè italiano negli ultimi anni.
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