Durante gli anni peggiori della crisi economica, in Italia l’unico spiraglio era visibile nel comparto delle esportazioni. Infatti su tale fronte il nostro paese ha da sempre dimostrato buona dinamicità, soprattutto per quanto riguarda le produzioni di nicchia e i settori di avanguardia.
Una corsa nella quale non si può perdere il passo
Negli ultimi mesi, però, il fatturato relativo alle esportazioni, pur evidenziando segno positivo, è indicativo di un trend negativo nel medio lungo periodo.
Le indicazioni sull’andamento dei volumi relativi al commercio estero mostrano un andamento in lenta crescita, che deve quindi essere analizzato con attenzione. In effetti, solo un’analisi scrupolosa dei dati consentirà di effettuare le scelte strategiche giuste; solo così l’export continuerà ad essere un importante volano per la produzione e l’industria italiana.
Scegliere di diversificare
Anticipare gli sviluppi del mercato nel lungo e nel breve periodo è utile per prevedere la direzione di un trend. Per agire in tal senso, il nostro mercato deve scegliere di diversificare la produzione, ottimizzando gli sforzi verso i settori che beneficiano di buona marginalità e, nel contempo, appetibili per il mercato estero. Diversificare e assecondare la domanda del mercato internazionale: la messa in atto di queste potenzialità ci consentirà di mantenere il nostro export a buoni livelli.
Il potenziale e le risorse
Il Made in Italy tenta di far fronte alla concorrenza dei Paesi Emergenti. Per farlo adeguatamente dovrebbe aumentare la propria rappresentanza commerciale in loco, ma le aziende presenti sul nostro territorio sono di dimensione piccola e semplificata e non hanno gli strumenti per effettuare investimenti ingenti in quei paesi.
Il tessuto imprenditoriale italiano, inoltre, spinge in maniera differente da regione a regione e i flussi di esportazione non sono territorialmente uniformi. Infatti, da rilevazioni riferite all’anno 2016, il nord Italia produce oltre il settanta per cento dei volumi destinati all’export. Il centro Italia e, in minor misura, l’Italia meridionale contribuiscono a raggiungere un fatturato complessivo di 417 miliardi di euro.
Il numero degli imprenditori negli ultimi cinque anni è aumentato, ma resta ancora inferiore alle aspettative. Rispetto alle risorse rese disponibili dal Ministero per lo Sviluppo economico, con il cosiddetto Piano straordinario per il Made in Italy, la crescita prosegue lentamente.
Il Piano va comunque avanti nel suo intento, tentando di aprire le porte, già nei prossimi mesi, al sud del paese, grazie alla messa in opera di alcuni bandi ad hoc.