L’export italiano è stato protagonista, nel corso degli ultimi anni, di una crescita considerevole: analizziamo qualche numero.
83,8 è stato l’aumento percentuale delle esportazioni Made in Italy nel settore agroalimentare nel decennio compreso tra il 2004 ed il 2014. Un valore estremamente significativo, se rapportato a quello pari a 46,1 (quasi la metà) che rappresenta in percentuale l’incremento totale dell’export italiano nel medesimo intervallo temporale.
Nel 2015 si è registrata una ulteriore crescita, pari al 4,6%, nel Export Food Made in Italy, che è quasi quadruplicata lo scorso anno.
Ed i primi mesi del 2017 stanno evidenziando un trend che fa prevedere una chiusura di anno con ulteriori, importanti, incrementi che determineranno, e stanno già significativamente determinando, ripercussioni positive sul nostro PIL, in questi ultimi anni tristemente in calo.
Il cibo italiano nel mondo
È pari a quasi 1/6 la fetta di popolazione mondiale che, ogni anno, consuma italian food della quale circa 1/10 (750 milioni di persone) sono clienti fedeli.
Gli amanti del Bel Paese e delle sue eccellenze agroalimentari, ovviamente, sono sparsi su tutto il globo; vediamo, però, se e dove il nostro cibo esportato ha destinazioni preferenziali.
La risposta a questa interrogativa indiretta (e retorica) vede al primo posto, anche per intuibili ragioni di tipo logistico, il continente europeo.
Sono i tedeschi, seguiti a stretto giro dai francesi, ad essere i più attivi importatori e, quindi, estimatori del nostro cibo.
Fuori dal vecchio continente i più assidui, nostri, clienti sono gli statunitensi che, solo nell’ultimo anno, hanno registrato un picco di acquisti pari al 18%, arrivando a ricoprire un valore pari quasi al 12% del nostro export totale nel settore.
Dopo di loro la Russia sebbene, a causa di un severo regime di tassazione applicato sui prodotti di importazione provenienti dell’Europa, abbia registrato un decremento di 6 punti percentuali alla fine dell’anno scorso.
Per trovare i maggiori tassi di crescita dell’Export Food Made in Italy bisogna spingere lo sguardo un po’ più ad est, verso le orientali economie dinamicamente emergenti: Taiwan con il 25%, la Corea del Sud con il 20,1%, la Cina con il 9,9%.
Nella classifica, prima dei mercati cinesi, i nostri prodotti arrivano in quantità maggiore in quelli di Israele, dove l’incremento nell’anno 2016 è stato del 15%, e della Croazia con un valore di poco inferiore: 14,6%.