L’export del vino italiano in Cina e le tensioni con l’Australia
L’Australia cede il posto di primo esportatore di vini in Cina
Il patto AUKUS (dalle sigle dei 3 Paesi sottoscrittori: Austalia, Regno Unito e Stati Uniti) stabilisce una svolta all’interno del mercato vinicolo in Cina, aprendo le porte alle esportazioni di vino italiano nel Paese di Mezzo. Infatti, questo episodio rappresenta l’apice della graduale degenerazione dei rapporti tra Canberra e Pechino con grandi ripercussioni sull’interscambio commerciale tra i due Paesi. La situazione commerciale tra i due Paesi si profila svantaggiosa soprattutto per l’Australia, l’unico paese al mondo in grado di vantare un surplus commerciale nei confronti della Cina, che nel 2019 ha raggiunto il picco di 25 milioni di dollari secondo i dati del Lowy Institute. Una nuova grandissima opportunità di mercato per esportare vino italiano in Cina!
La Repubblica Popolare ha risposto imponendo nuovi dazi sulle importazioni di prodotti australiani, andando a distruggere la leadership di mercato nel settore vinicolo detenuta fino al 2020. Uno scenario che apre grandissime opportunità ai vini italiani, ancora indietro rispetto ai concorrenti francesi e cileni che insieme all’Australia costituiscono il 70% del mercato. La Francia ha sin da subito preso il posto di comando come primo esportatore di vino in Cina, sulla base dei dati doganali del primo trimestre del 2021. Nella prima metà del 2021, il 41,9% delle importazioni sono partite dalla Francia, mentre l’Australia ha assisito ad una perdita dell’86% dello share di mercato rispetto all’anno precedente(Dati Statista).
Il mercato cinese del vino in crescita nel post-pandemia
Nel 2020 gli effetti della pandemia hanno intaccato le importazioni cinesi di vino, 430 milioni di litri di vino rispetto ai 610 milioni nell’anno precedente. Inoltre, c’è stata anche una diminuzione del 26,7% in termini di valore delle importazioni vinicole. Tuttavia, la contrazione del 2020 (-27%) è già stata inverita, con con l’Italia che segue al terzo posto per volumi d’esportazione di vino in Cina, dietro Cile e Francia, con 75,5 milioni di euro di vino spedito nei primi 7 mesi 2021, per una quota del 10,3% e un prezzo medio a bottiglia cresciuto del 15%.
I consumi cinesi di vino sono cresciuti negli ultimi anni di pari passo con l’esplosione della classe media e Vinexpo e IWSR prevedono una ulteriore crescita del mercato vinicolo dai 14,8 miliardi di dollari nel 2018 ai 18 miliardi nel 2023. A farla da padrone saranno soprattutto le vendite online.
I vini preferiti dai consumatori cinesi
Prima di iniziare a pensare ad esportare vino italiano in Cina, bisogna prendere atto di alcune peculiarità. Un report di Vinexpo del 2018 ha stimato che il 90% del vino consumato in Cina è è il vino rosso. La ragione principale è la percezione che il consumatore cinese ha del prodotto in relazione alle capacità benefiche del vino rosso. Inoltre, il rosso è tradizionalmente associato ai concetti di ricchezza, festività e potere, facendo del vino rosso un simbolo di buon auspicio.
La percezione del vino italiano da parte dei cinesi non si sposa esattamente con i loro gusti. I consumatori asiatici sono abituati a vini più dolci e amabili come ad esempio il Nebbiolo e il Sangiovese, quindi bisogna prendere atto di queste differenze e riadattare l’intero marketing mix in chiave di sviluppo commerciale in Cina.
L’enorme quantità di denominazioni d’origine e varietà di vitigno dei vini italiani, inoltre, crea una certa confusione nel consumatore cinese. Tuttavia, queste peculiarità possono diventare i fattori di successo per il vino italiano in Cina, serve solo un lavoro continuativo da parte di aziende e consorzi per poter educare il consumatore cinese a questa cultura e alle diversità.
Inoltre, con la graduale maturità del mercato e consumatori sempre più appassionati al mondo del vino, anche gli spumanti e i rosé conquisteranno quote importanti imponendosi come driver della crescita italiana in Cina. Un report del 2021 di Aliresearch, ha scoperto che i consumi di questi prodotti “soft” sono guidati dal pubblico femminile tra i 18 e i 34 anni e dalla Generazione Z.
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Quale tassazione per esportare in Cina?
La tassazione sulle importazioni di vino in Cina sono particolarmente vantaggiose per l’Italia e per la Francia, con un regime IVA ridotto al 13% nel 2019, il che permette ai due paesi di coprire il gap lasciato dall’Australia colpito dalle misure antidumping del governo cinese. Tuttavia, il Cile gode di un vantaggio di costo grazie al regime di importazioni a dazio zero sui vini. La tariffa sulle importazioni rimane al 14% e l’accisa al 10%. Le tre tasse combinate producono un peso fiscale del 43% per il vino in bottiglia e del 50% per il vino sfuso.
Documenti necessari ad esportare vino italiano in Cina
Oltre all’etichetta originale del paese di esportazione, per commercializzare vino in Cina è necessaria un’etichetta posteriore aggiuntiva in caratteri cinesi, normalmente predisposta dall’importatore.
È preferibile predisporre l’etichetta posteriore secondo un modello reso disponibile dalle autorità doganali cinesi.
Non è più prevista la procedura di approvazione dell’etichetta da parte della Chinese Inspection and Quarantine Bureau (CIQ), che tuttavia procede ancora ad effettuare l’ispezione di qualità del prodotto, che viene fatta contestualmente allo sdoganamento. Le merci saranno rilasciate dalla Dogana in seguito all’emissione del certificato di autorizzazione da parte del CIQ.
I controlli effettuati dal CIQ includono:
- l’esame dei documenti relativi alle merci, incluso il certificato sanitario, il certificato di origine, il certificato di qualità, ecc. emessi dal paese esportatore
- la verifica che l’imballaggio sia conforme agli standard ammessi
- la verifica che le merci abbiano seguito tutte le procedure formali per la registrazione in Cina
- l’ispezione a campione. Per verificare che le merci siano in conformità con gli standard sanitari della RPC previsti per l’importazione di vino, per ogni spedizione sono selezionate da 4 a 6 bottiglie per ciascuna etichetta. L’intero processo di ispezione richiede circa una settimana.
Per la spedizione, si consiglia l’utilizzo di imballaggi in legno sani e trattati in conformità allo standard ISPM15; in mancanza, occorre allegare un certificato fitosanitario.
Una novità recente per esportare in Cina consiste nell’obbligo di registrazione dell’esportatore di prodotti agroalimentari presso l’AQSIQ, l’autorità cinese per la qualità.
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Il certificato fitosanitario
Il certificato sanitario o di analisi spesso si equivalgono, per le autorità cinesi, per cui il vino può essere accompagnato da un certificato di analisi, anziché da un certificato sanitario rilasciato da un laboratorio accreditato che attesti che nel Paese di origine sono state fatte analisi microbiologiche e fisico-chimiche. Le autorità cinesi accettano i certificati rilasciati da un laboratorio accreditato nel Paese d’origine della merce. Le informazioni richieste in cinese o in inglese e devono avere il seguente contenuto minimo:
- Data delle analisi;
- Nome, indirizzo e timbro del laboratorio che ha effettuato le analisi
- Nome, il nome commerciale e la descrizione dei campioni e delle loro caratteristiche, tra cui numeri di lotto, se del caso
- Metodi di prova e livelli massimi consentiti
- Risultati delle analisi chimico-fisiche
- Risultati dei test microbiologici, se del caso
- Nome e firma del funzionario responsabile del laboratorio accreditato.
Si segnala che nel certificato di analisi occorre evidenziare l’eventuale presenza e contenuto di ftalati, in quanto la Cina ha stabilito limiti rigorosi.
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