Che il Nord Italia fosse il motore dell’economia Italiana è un dato di fatto ma i recenti dati hanno dimostrato un dettaglio in più: l’Emilia Romagna è la prima regione per l’export pro-capite.
Secondo gli studi riferiti al biennio 2015-2016 e pubblicati dall’Ice, Istituto Commercio Estero, in collaborazione con l’Università dell’Aquila e l’Università di Bari, sarebbe la capofila delle aree italiane con un valore di esportazioni pro-capite pari a 12.525 €.
Un numero che può rivelare poco ai non addetti ai lavori ma basta confrontarlo con quello medio europeo di 7.500 € per capire l’enorme ricchezza, e di conseguenza il benessere, che proviene da questa regione. Insieme all’Emilia Romagna, Veneto e Lombardia dominano il mercato dello stivale emergendo particolarmente a livello internazionale.
Colossi delle esportazioni a confronto
Confrontando poi questi dati con quelli delle aree da sempre conosciute come grandi esportatrici quali la Baviera e il Baden-Wurttemberg, si scopre che le tre regioni italiane sono dei competitor che nulla hanno da invidiare al Sud della Germania.
Notizie confortanti in un periodo critico per l’economia italiana e mondiale, che dimostrano la qualità e la quantità di un export che continua ad aumentare con percentuali vertiginose. Raggiungono risultati superiori alcuni porti tedeschi come Amburgo e Brema che però alzano l’asticella oltre i 30.000 € per abitante. Tutto ciò a dimostrazione della qualità delle esportazioni della penisola che con una corretta gestione del territorio è in grado di competere anche con le aree industriali più produttive del pianeta.
La forza di un mercato improntato verso l’internazionalizzazione
Il successo dell’Emilia Romagna? Una giusta politica economica e l’eccellente manifattura della regione in ogni settore.
Soddisfatto il presidente regionale Stefano Bonaccini che, parlando dei dati sull’export pro-capire, dichiara: “è la prova che davvero l’Emilia-Romagna, coesa e solidale, compete con le aree più avanzate a livello europeo e internazionale, grazie all’impegno comune portato avanti attraverso il Patto per il Lavoro sottoscritto con imprese, sindacati, territori, Università e Terzo settore, che ci ha permesso di ridurre la disoccupazione del 9 al 6,6% in soli due anni, un fare squadra, un lavoro corale che oggi rende possibile l’obiettivo del 4/5% entro il 2020, il che riporterebbe l’Emilia-Romagna a livelli di piena occupazione”.
Un successo quindi che deriva dall’ottima gestione delle risorse, degli investimenti e delle collaborazioni attraverso aziende ed enti pubblici nella costruzione di un’impresa regionale tra le più competitive a livello europeo e mondiale.
Questa regione ha dimostrato che attraverso il commercio internazionale non solo si possono ottenere dei risultati elevati, ma si può creare una controtendenza positiva rispetto alla crisi stimolando la nascita di nuove imprese e di maggiori investimenti. Ed ora è auspicabile un’introduzione di questo modello anche nelle altre regioni italiane come la Basilicata che è riuscita ad incrementare le sue esportazioni dell’80% nell’ultimo decennio.