Un recente report di Nomisma sulle sorti dell’agroalimentare italiano ha indicato nell’Iran un nuovo potenziale ricco mercato per il Made in Italy. A spingere in questa direzione sarebbe in particolare il recente accordo sul nucleare, che ha segnato in pratica l’avvio di rapporti più distesi tra la Repubblica islamica e l’Occidente, di cui potrebbero appunto giovarsi gli scambi economici.
Ad oggi, le esportazioni agroalimentari italiane verso l’Iran costituiscono praticamente una nicchia, una ventina di milioni di euro circa, su 1,2 miliardi complessivi esportati dal settore nel corso del 2014. Una quota molto marginale, soprattutto se rapportata alla meccanica strumentale, che riesce invece ad accumulare il 58% delle commesse complessive provenienti da Teheran.
L’analisi di Nomisma si fonda anche su un calcolo ben preciso, risalente all’epoca pre-crisi, quando le esportazioni di prodotti agricoli e alimentari Made in Italy erano stati protagonisti di una crescita impetuosa del 144% che, secondo l’istituto di ricerche potrebbe essere replicata ora che i rapporti si avviano verso la normalità. Altro fattore il quale potrebbe concorrere notevolmente alla rinnovate fortune del nostro agroalimentare nella Repubblica islamica è il gradimento sempre più esteso degli stili di vita occidentali, che stanno facendo proseliti soprattutto nella classe media delle città e nella parte più giovane e dinamica della popolazione iraniana, quella meno permeabile alla propaganda di regime.
Considerate le dimensioni del mercato, costituito da quasi ottanta milioni di consumatori, l’apertura di un nuovo fronte come questo potrebbe avere ripercussioni estremamente positive su un settore che continua a rappresentare una delle nostre principali eccellenze. Per quanto concerne la situazione attuale, va rilevato un fatto abbastanza curioso: la pasta, infatti, raggiunge un fatturato di appena 100mila euro, pur in un contesto che vede il nostro paese in posizione di leadership.
Mentre gode di un successo notevole l’olio di oliva, che raggiunge il 15% dell’export agroalimentare verso l’Iran, seguito dai mangimi (13%). Altri prodotti molto diffusi sono i semi di ortaggi, i dolci e l’aceto, con quote ancora significative che potrebbero però lievitare nel corso dei prossimi anni.