Esportare il Made in Italy rappresenta oggi, senza alcun dubbio, la migliore via per far ripartire l’economia nazionale dopo anni di dura crisi.
Sebbene il nostro Paese versi, obiettivamente, in una condizione poco invidiabile, le sue potenzialità sono davvero notevoli.
Un’affermazione come questa ha ben poco di retorico: i prodotti Made in Italy, infatti, sono estremamente apprezzati in tutto il mondo, come peraltro confermato da innumerevoli tentativi di imitazione, di conseguenza l’export può realmente rappresentare una svolta, sia per la singola impresa che per l’economia italiana nel suo complesso.
Sebbene ben pochi paesi al mondo possano vantare un simile potenziale a livello di commerci internazionali, solo in rari casi le imprese italiane valorizzano a dovere questi canali.
Secondo un’analisi effettuata da Sace elaborando dati Eurostat, infatti, a rivolgere all’estero i propri commerci sarebbero il 54% delle aziende italiane con 250 o più dipendenti, il 49% di quelle con un numero di dipendenti da 50 a 249, ed appena il 29% di quelle con massimo 49 dipendenti.
Il divario tra aziende piccole e medio-grandi, dunque, è notevole, eppure i mercati esteri potrebbero garantire un grande business anche a queste realtà; assai spesso, peraltro, sono proprio le piccole aziende a rappresentare al meglio le tipicità italiane, operando secondo tradizione, di conseguenza i loro prodotti potrebbero avere un ottimo successo oltre confine.
E’ assolutamente necessario, dunque, che anche le imprese italiane di piccole dimensioni acquisiscano un’idea di business internazionale e lungimirante, e dal punto di vista pratico può essere un’idea ottima, per la piccola azienda, quella di “fare rete” con altre realtà.