Avevamo già parlato nei mesi scorsi della crescita dell’export nel settore enogastronomico italiano nel mondo e, in maniera particolare, verso la Cina.
Ulteriori conferme arrivano da un’indagine commerciale internazionale, che promuove il vino italiano al vertice dell’export nazionale. È l’agenzia ISMEA a segnalare questa importante accelerata, che segna un cambiamento di trend rilevante rispetto al 2016, anno in cui il settore aveva accusato un’inaspettata frenata.
I dati parlano di unA crescita del volume esportato del 7.6%, l’8% pieno se consideriamo il valore economico che è quello che ci interessa maggiormente. Le statistiche in qualche modo rivelano anche qualcosa in più, ad un occhio più attento. La Francia ad esempio, nello stesso periodo ha messo a segno un +6% in volume a cui corrisponde un’impennata del 15% in valore; questo dato, oltre ad evidenziare che il terreno è particolarmente fertile per incrementare le esportazioni, conferma che i vini francesi valgono generalmente di più, ma che l’Italia è in grado di portarne in quantità maggiori al di fuori dei propri confini. Un dato che fa ben sperare per la crescita strutturale e i progressi nei processi di trasporto e comunicazione con i Paesi importatori.
Volendo entrare nel dettaglio, è il cosiddetto settore dei “vini sfusi” che guida l’attuale trend positivo dell’Italia. Si tratta di tutti quei vini contenuti in grandi cisterne o nei box, o che comunque non sono imbottigliati nei classici recipienti da 1 o 1,5 litri. In questo caso, infatti, si parla di un +17% in termini di volume scambiato rispetto al 2016. I principali destinatari dell”export dei vini sfusi sono all’interno dei confini dell’Unione, principalmente in Nord Europa. Tra i vini in bottiglia, invece, a crescere in maniera significativa e non aleatoria dal punto di vista percentuale sono gli spumanti, + 12% a volume e +16 a valore.
Si conferma la crescita generalizzata nei Paesi Extra-Ue, che costituiscono al momento i veri motori dell’export italiano nel settore e non solo. I cosiddetti Paesi terzi costituiscono al momento esattamente 1/3 della domanda del vino italiano, mentre la Cina, anch’essa in ripresa nell’import, si fa segnalare per un importante accordo siglato con la catena veneta Villa Sandi da parte della ASC Fine Wines, la società cinese che importa solo il top dalle aziende italiane.