Recentemente si è compiuto un altro passaggio formale della Brexit, l’inizio del percorso di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Al termine dell’iter i Paesi dell’UE subiranno delle conseguenze inevitabili e la nota agenzia Standard & Poor’s ha calcolato che l’Italia, insieme con l’Austria, sarebbe uno dei paesi che soffrirebbe di meno dal punto di vista economico seppur con qualche riserva.
Quali saranno, dunque, le conseguenze della Brexit?
I conteggi effettivi saranno possibili solamente nei prossimi mesi, quando le strategie della Gran Bretagna nei rapporti con i vari paesi saranno più chiare. Quel che è certo è che comunque resterà un conto da pagare, che gli analisti del governo italiano hanno quantificato nello scorso mese di settembre in un range tra lo 0,5% e l’1% rispetto al valore del Pil complessivo degli anni 2016 e 2017. Un’altra voce autorevole, quella di Catherine Mann, nella sua veste di capo economista dell’Ocse, ha recentemente parlato di un effetto dell’1% sui valori dell’export italiano nel 2018.
Le ripercussioni nella zona eur
Uno dei fattori tra quelli emersi più chiaramente dopo il referendum che nel giugno 2016 sancì la decisione del popolo inglese, è stato l’indebolimento della sterlina sia nei confronti della valuta americana sia dell’Euro. Prima del referendum, infatti, il rapporto che legava la sterlina alla moneta unica europea era di 1,31 euro per l’acquisto di 1 sterlina, calato subito dopo il risultato del referendum a 1,20 ed ora allineato a 1,16 euro. Una situazione che può senz’altro penalizzare le esportazioni verso la Gran Bretagna dei paesi dell’area Euro.
I numeri delle esportazioni italiane verso la Gran Bretagna, relativi ai mesi del 2016 dopo il referendum hanno immediatamente confermato il calo dello 0,5% delle esportazioni italiane, che hanno mantenuto a fine anno un + 0,5% proprio per l’andamento dei mesi precedenti il referendum. E la situazione potrebbe peggiorare nel 2017, con delle previsioni, effettuate dalla Sace, con cali tra il 3% ed il 7%. Nuove stime dovrebbero essere disponibili in breve tempo e dai primi dati sembra che la tendenza della Gran Bretagna sia quella di “riposizionarsi” verso quei paesi che non fanno parte della UE.
A fare le spese di questa situazione dovrebbe essere soprattutto il settore agroalimentare, con l’olio d’oliva in primis, ma anche quello economico di studenti e lavoratori italiani in Gran Bretagna. Per questi ultimi, presenti in larga maggioranza a Londra, potrebbe diventare più difficile affrontare i costi di alloggio e mantenimento a causa dell’aumento generale delle tasse statali.